LA STAMPA 9 luglio 2004, p. 23

 

 

Fra tutte le teorie scientifiche, grandi o piccole, nate nel secolo scorso, nessuna ha contribuito, crediamo, a modificare tanto radicalmente la nostra vita quotidiana quanto la meccanica quantistica. Quando ascoltiamo la radio, guardiamo la televisione, usiamo il computer, il cellulare o qualsiasi elettrodomestico con componenti elettroniche, sfruttiamo fenomeni fisici quelli che regolano il funzionamento di transistor, fasci di elettroni, microchip che non appartengono al dominio della meccanica o dellelettromagnetismo classici. Ma limportanza e lonnipresenza delle sue applicazioni non deve far dimenticare che la fisica quantistica (la cui nascita si fa tradizionalmente risalire a un articolo di Max Planck datato 1900) stata anche la maggiore rivoluzione intellettuale degli ultimi cento anni, che ha definitivamente fatto a pezzi unidea radicata fin dai tempi di Aristotele: la fiducia nel senso comune, se necessario adeguatamente affinato e scaltrito, come fondamento inconcusso dellindagine scientifica.

 

Facciamo un piccolo esempio. Una pallina da tennis lanciata contro una parete con due finestre pu uscire passando attraverso luna o laltra finestra, ma non attraverso le due finestre contemporaneamente nessuno sano di mente metterebbe in dubbio una verit cos lapalissiana, almeno allapparenza. Tuttavia, un elettrone che incontri una barriera con due fenditure, passa attraverso entrambe contemporaneamente. E non solo. Nella fisica di Newton e di Maxwell unonda e una particella sono due oggetti  con propriet differenti; nella meccanica quantistica un elettrone pu rimbalzare come una particella e interferire con se stesso come unonda. Il principio del terzo escluso va dunque a carte quarantotto nella teoria dei quanti, e insieme alla logica classica si devono rivedere profondamente anche altre strutture concettuali (in primo luogo quella di causalit) che contribuiscono a forgiare la nostra visione del mondo.

 

Malgrado la sua importanza nella storia delle idee del Novecento, la fisica quantistica rimane in larga misura ignorata nei programmi scolastici e continua a essere percepita dai pi come un qualcosa di esoterico, che nulla avrebbe a che spartire con la cultura con la c maiuscola. Si deve dunque accogliere con favore la pubblicazione per i tipi di Cortina dellultima fatica di Amir Aczel (matematico ed esperto divulgatore), un volume dal titolo alquanto criptico, Entanglement (trad. it. Massimiliano Pagani, pp. XIX+260, 21,00), che costituisce unottima introduzione ad uno dei concetti pi elusivi e sorprendenti delluniverso quantistico.

 

 Albert Einstein, universalmente noto per la formulazione della teoria della relativit, diede anche un importante contributo alla nascente fisica dei quanti. In un articolo del 1905 (indubbiamente il suo annus mirabilis) forn, infatti, una brillante spiegazione delleffetto fotoelettrico basata sullipotesi che la luce fosse composta da particelle discrete (successivamente dette fotoni). Negli anni a seguire, tuttavia, Einstein assunse il ruolo di osservatore critico degli sviluppi della meccanica quantistica e avvers con decisione quella formulazione in chiave probabilistica della teoria, dovuta principalmente a Niels Bohr, nota sotto il nome di interpretazione di Copenaghen. Il duello fra Einstein e Bohr, che si protrasse per circa trentanni, conobbe i suoi momenti di pi intensa teatralit durante le Conferenze Solvay  del 1927, 1930 e 1933: il primo inventava esperimenti mentali diabolicamente ingegnosi volti a mettere in scacco linterpretazione di Copenaghen, il secondo parava i colpi cercando di individuare la falla nel ragionamento dellavversario. Mentre nel 1927 e nel 1930 Bohr riusc a neutralizzare efficacemente gli attacchi di Einstein, diverso fu il caso per largomentazione escogitata da questultimo nel corso della Conferenza Solvay del 1933 ed espressa con maggior precisione in un articolo scritto in collaborazione con i fisici Nathan Rosen e Boris Podolsky pubblicato nel 1935.  In meccanica quantistica, secondo il cosiddetto principio di indeterminazione di Heisenberg, impossibile misurare con arbitraria precisione, a un dato istante, sia la posizione sia la velocit di una particella. Ma immaginiamo una particella che si disintegri in due  particelle, che schizzino via in direzioni opposte a uguale velocit: se misuriamo la posizione di una delle due particelle e la velocit dellaltra, riusciremo, unendo le informazioni raccolte, a conoscere sia la velocit sia la posizione di ogni singola particella (abbiamo semplificato, ma lidea grossomodo questa). Insomma, due particelle opportunamente predisposte particelle entangled, come si dice rimangono soggette a una correlazione a distanza che agisce in maniera istantanea: pi che un fenomeno fisico sembra magia nera. Lesperimento mentale di Einstein-Podolsky-Rosen lasciava aperte solo due possibilit: o esistono propriet fisiche nascoste che eludono la descrizione della realt fornita dalla meccanica quantistica (e allora questa teoria incompleta) o si verificano effetti non locali che ci obbligano a rivedere radicalmente la nostra concezione dello spazio e del tempo.

 

Dovevano passare trentanni perch le intuizioni puramente speculative di Einstein-Podolsky-Rosen fossero espresse in una forma suscettibile di verifica sperimentale.  Il fisico irlandese John S. Bell (1928-1990) in un articolo magistrale del 1964 dimostr in maniera matematicamente rigorosa, sulla base di certe disuguaglianze, che la meccanica quantistica incompatibile con lipotesi dellesistenza di variabili nascoste. Nel 1972 John F. Clauser  e Stuart Freedman dellUniversit della California a Berkeley, effettuarono un primo esperimento ispirato alle idee innovatrici di Bell, seguiti lanno successivo da Ed S. Frey e Randal C. Thomson della Texas A&M Univeristy. Ma fu nei primi anni 80 che il fisico francese Alain Aspect realizz una serie di esperimenti decisivi nel suo laboratorio dellUniversit di Orsay, a Parigi: utilizzando atomi di calcio eccitati come sorgente di fotoni entangled Aspect mostr che la disuguaglianza di Bell  viene violata, fornendo cos una inconfutabile prova sperimentale a sostegno del carattere non locale della meccanica quantistica. Nel 1997 Nicolas Gisin e la sua quipe dellUniversit di Ginevra eseguirono con un successo una versione dellesperimento di Apsect in cui i rivelatori si trovavano a un distanza di 11 chilometri luno dallaltro.

 

La pi spettacolare applicazione del fenomeno dellentanglement il teletrasporto quantistico, una procedura che permette di trasferire lo stato fisico di una particella a unaltra particella, anche molto lontana dalla prima. Sembra unidea davvero strampalata, concepibile solo in un film di fantascienza (chi non ricorda il transporter che, nella serie Star Trek,  immediatamente materializza il capitano Kirk a bordo della nave spaziale Enterprise?). Eppure, nel 1997 due gruppi di ricerca uno diretto da Anton Zeilinger a Vienna, laltro da Francesco De Martini a Roma riuscirono a teletrasportare un singolo fotone. Nessuno sa con certezza se il teletrasporto si potr realizzare anche per atomi e molecole, o addirittura per oggetti macroscopici, esseri umani inclusi. Ma questo primo passo gi compiuto dischiude orizzonti inimmaginabili fino a pochi decenni or sono. La fisica quantistica rivela una realt molto diversa da quella ci suggerisce la nostra esperienza sensoriale, e molto pi ricca di mistero.

 

 

 

Claudio Bartocci